Narratore interno

POV: punto di vista narrativo parte 2

Nella prima parte abbiamo visto come il punto di vista narrativo sia uno degli aspetti focali su cui uno scrittore si deve concentrare. Abbiamo approfondito quali siano le figure chiave e come esse partecipano alla creazione narrativa. Ora possiamo dedicarci alla parte, forse noiosa, che riguarda la teoria del POV. Esso distingue il tipo di narratore in base ai suoi aspetti principali: coinvolgimento nella storia e conoscenza dei fatti.

Il punto di vista, la visione della storia dalla parte del narratore.
Il punto di vista, la visione della storia dalla parte del narratore.

Forme e caratteristiche del narratore

Approfondiamo la figura cardine del Narratore, essenziale per capire come gestire il punto di vista. Il narratore può essere caratterizzato da vari aspetti: può essere interno alla storia o esterno, onnisciente o con una conoscenza relativa, distaccato o coinvolto. Di seguito andremo ad analizzare i principali tipi di narratore mostrandoli attraverso degli esempi esplicativi.

Narratore onnisciente

Narratore Onnisciente
Esempio di narratore Onnisciente

Il narratore onnisciente conosce tutti gli aspetti legati ai fatti che sta raccontando. Solitamente conosce passato presente e futuro della trama, sa tutto dei personaggi (!): cosa pensano, quali emozioni provano, perché agiscono in determinati modi, qual è la loro psicologia, conosce il loro passato e anche il loro futuro. Solitamente è anche un narratore esterno alla storia.
Un esempio tipico di narratore onnisciente è il Manzoni nei promessi sposi. Questo è uno dei rari casi in cui l’autore personifica il narratore (pur restando sempre due figure ben distinte) e racconta la trama da una distanza notevole.

Narratore esterno

Narratore Esterno
Esempio di narratore Esterno

Descrive i fatti in terza persona da una posizione distaccata della storia, esterna. Non prende mai parte allo svolgimento ed è un semplice cronista che non viene mai coinvolto delle vicende. Questo narratore viene anche detto eterodiegetico perché non è partecipe del tempo e dello spazio della diegesi, l’azione narrativa che riferisce con la sua narrazione.
Solitamente un narratore di questo tipo è anche onnisciente, ma non è obbligatoria quest’associazione narratore esterno-onnisciente.Indipendentemente da come viene definita la sua conoscenza di storia e personaggi, questo sotto tipo di caratteristica del narratore definisce la sua posizione rispetto ai fatti.

Narratore interno

Narratore interno
Esempio di narratore interno

Detto anche omodiegetico, ovvero coinvolto nella diegesi, questo tipo di narratore è un personaggio della stessa storia che racconta. Tipicamente è il protagonista (in questo caso si parla di narratore autodiegetico), ma può benissimo essere un personaggio secondario.
Di solito i narratori interni alla storia non sono onniscienti e i fatti vengono raccontati in prima o in terza persona.

Narratore distaccato

Esempio di narratore distaccato
Esempio di narratore distaccato

Il narratore distaccato riferisce la storia da un punto di vista solitamente esterno, distaccato, senza fornire il suo parere e senza dare giudizi di sorta. È un semplice spettatore dei fatti e li riporta in modo impassibile. L’esposizione di questo tipo è tipica delle opere moderne, in cui i fatti vengono presentati nudi e crudi, spogliati dalle loro vesti superficiali per puntare ad una narrativa più asciutta.
Può essere interno, onnisciente o, come riportato nell’esempio, esterno e concentrato su un personaggio come il protagonista; conosce i fatti e i personaggi in modo parziale, limitato da come li vede e percepisce (?!) e non conosce fatti e personaggi ce non gli si presentano (?).

Narratore coinvolto

Esempio di narratore coinvolto
Esempio di narratore coinvolto

Questo tipo di narratore è tipico di alcune opere classiche in cui l’analisi psicologica dei personaggi era parte integrante della narrativa. La storia viene narrata con un alto livello di coinvolgimento, soffermandosi sull’analisi della storia e fornendo pareri personali. Il più delle volte l’autore si immedesima direttamente nella parte del narratore.
Nell’esempio riportato abbiamo come narratore un personaggio secondario che conosce tutto di se stesso (!), conosce i fatti e i personaggi in modo parziale, limitato da come li vede e percepisce (?!) e non conosce fatti e personaggi ce non gli si presentano (?).

Quale narratore utilizzare?

Abbiamo visto le caratteristiche principali di un narratore. Miscelando adeguatamente queste caratteristiche si possono ottenere vari risultati e altrettanti tipi di figure narranti. Tuttavia, quando si fa un esercizio di scrittura artistica è doveroso rammentare che il narratore è un personaggio creato, sia esso un personaggio vero e tangibile all’interno della trama, sia esso un’entità astratta col solo scopo di esporre i fatti.
Ma quale di queste utilizzare? Questa è una domanda molto difficile a cui rispondere e richiede un’analisi a mente fredda perché va deciso in fase progettuale. Il narratore è una figura che ci accompagna durante il viaggio all’interno della storia e se è un tipo irritante, la sua compagnia risulta altrettanto irritante. Alla stessa stregua se è timido, noioso, banale, lagnoso, saccente il viaggio con lui sarà un disastro, tanto che penserete che forse era meglio rimanere a casa.

Analisi dei modelli

Ogni archetipo di narratore ha i suoi pro e contro. Un narratore onnisciente, ad esempio, è facile da utilizzare per l’autore perché è più vicino alla sua prospettiva di visione: sa tutto di tutti e dà l’impressione di sapere come si conclude la storia. Il lettore può esserne però infastidito: visto che sai già come va a finire perché non me lo racconti subito? Il narratore onnisciente ha anche altre pecche per quanto riguarda il punto di vista come vedremo in seguito.

Esempi

Un narratore esterno è come un reporter che documenta una scena rimanendo al di fuori dei fatti. È una presenza esteriore, rimane distante dalla trama e proprio questo è uno dei difetti: il lettore rischia di essere poco coinvolto dalla narrazione. Questo perché si crea una distanza con i personaggi e con la storia nel momento in cui si svolge, risultando distaccato.
Un narratore interno è un personaggio, vive i fatti in prima persona, riferisce i pensieri come gli passano per la mente. Sicuramente per utilizzare questo tipo di narratore è necessario fare un esercizio di immedesimazione. I benefici però che ne si trae dalla lettura di un testo narrato in questo modo sono molteplici: il lettore vive i fatti direttamente, percepisce in prima persona le reazioni istantanee di ciò che accade attorno al personaggio, si sente partecipe ecc.

Il punto di vista è fondamentale

Angelo Marchese, "L'officina del racconto. Semiotica della narratività"
Angelo Marchese, “L’officina del racconto. Semiotica della narratività”

«Il secondo modo per regolare l’informazione consiste nella scelta di una prospettiva o punto di vista. Si dirà che il racconto è focalizzato o non focalizzato, a seconda che esista o meno una re-strizione del campo visuale-informativo, e cioè che il racconto si modelli sul punto di vista di uno o più personaggi (ed ecco la focalizzazione) oppure che promani direttamente dal narratore, senza limitazioni dell’ambito percettivo.»
(Angelo Marchese, L’officina del racconto. Semiotica della narratività)

Il ruolo del narratore all’interno di una storia è quello di far vivere al lettore i fatti da un certo punto di vista. Questa relazione sintomatica viene studiata nella teoria prendendo in considerazione la focalizzazione dell’attenzione e le sue modalità di applicazione.

Focalizzazione

La focalizzazione è un parametro che definisce il coinvolgimento e la conoscenza del narratore rispetto alla storia narrata. Esistono infinite sfumature della focalizzazione; prendiamone in considerazione gli esempi principali.

Zero

Possiamo parlare di focalizzazione zero quando il narratore è esterno, eterodiegetico e onnisciente; In questo caso il lettore si ritrova ad osservare la scena nel suo complesso, venendo a conoscenza di tutti i particolari che la compongono. Paragonando questo tipo di narrazione alle scene di una pellicola cinematografica è come se il narratore riprendesse una scena che si svolge in città dall’alto di una montagna: il rischio è quello di rimanere troppo al di fuori dei fatti per riuscire ad emozionare e coinvolgere il lettore.

Interna

Una seconda prospettiva è la focalizzazione interna che si ha quando il narratore adotta un punto di vista interno, come quello di uno dei personaggi della storia o in ogni caso qualcuno che assiste in prima persona ai fatti. Con questo tipo di focalizzazione il lettore conosce solo determinate vicende e non tutti i pensieri dei personaggi; in questo caso il paragone è quello di una telecamera fissa nella testa di uno dei personaggi e/o spettatori: vediamo dai suoi occhi, sentiamo i suoi pensieri e tutto viene filtrato dal suo modo di essere ed agire.

Esterna

Infine abbiamo la focalizzazione esterna nella quale il narratore adotta un punto di vista esterno, ne sa meno dei personaggi stessi riguardo la trama; in questo caso la telecamera è sempre dentro alla testa di un personaggio però i fatti vengono visti da un punto di vista distaccato, senza mai entrare a far parte delle vicende.

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Questa serie di articoli è stata scritta in collaborazione con Michele A.F. Greco