Aggettivi e dintorni

Aggettivi e dintorni

Le lezioni troppo teoriche annoiano e talvolta è meglio approcciare alcune tematiche di pancia andando dritto al punto. È per questo motivo che affrontare un argomento complesso come quello dell’uso degli aggettivi e dintorni richiede una linea più diretta che metta in luce aspetti riscontrabili nella realtà.

Dolci confessioni

Piuttosto che puntare a lezioni teoriche, preferirei passare il tempo a esercitarmi con la scrittura mangiando un dolce come la torta pera e cioccolato. Il segreto per una buona torta si dice siano le proporzioni equilibrando bene impasto e farcitura. E gli ingredienti dell’impasto hanno le loro giuste dosi, così come la quantità di pera e di cioccolato. C’è a chi piace con più pera che cioccolato e a chi il contrario. Non sono un esperto, ma parlando con un pasticcere di fiducia ho scoperto che per arrivare alla ricetta perfetta, ha dovuto provare molto, togliendo e mettendo fino a trovare un proprio equilibrio. La stessa cosa vale per la scrittura creativa.
Spesso si discute a proposito degli aggettivi. Personalmente non piacciono, mi fanno rizzare i peli sulla schiena più delle cimici dei letti. Certo anche i parassiti della società danno fastidio, ma le cimici… quelle non le sopporto proprio.

L’aggettivo

Gli aggettivi sono quella parte del discorso che aiutano a determinare degli attributi di qualità, quantità, relazioni e molto altro. I manuali consigliano di usare gli aggettivi con parsimonia non solo per rendere la narrazione più efficace e meno pesante, ma anche perché sono un modo semplice e sbrigativo di liquidare una descrizione o una narrazione. Le parole infatti hanno decine, centinaia di significati: aprite il dizionario dei sinonimi e ne troverete la riprova. Ogni sinonimo ha sfumature diverse, ma anche la stessa parola vale in modo diverso da persona a persona.

Aggettivi e dintorni, Treccani
Aggettivi e dintorni, Treccani
Cos’è bello?

Proviamo a pensare a cosa è “bello”. Per alcuni bello significa Bianca Balti, Scarlett Johansson o Jennifer Aniston; Oppure Chris Hemsworth, Brad Pitt o James Franco; per altri bello descrive Cime tempestose o Il ritratto di Dorian Gray; per alcuni è un match di grande sport, la natura incontaminata, un codice di programmazione ben scritto o un videogioco appassionante. Il punto è che bello è un aggettivo e il suo essere aggettivo descrive e richiama nella mente del lettore una quantità incredibile di immagini. Sono quindi strumenti utili, e come le pere sono una parte importante della torta. Ma non sono tutto e devono essere dosati con la giusta quantità per ottenere un risultato che lasci al palato il gusto che desideriamo.
Soprattutto gli aggettivi introducono una linea di pensiero che dovrebbe essere poi approfondita in seguito o potrebbero essere addirittura eliminati attraverso la ricerca di una parola più giusta, un nome o un verbo che abbia già insito il significato che desideriamo trasmettere. Anche tra gli stessi aggettivi ne esistono di fumosi, che evocano concetti quasi del tutto astratti, e quelli che sorreggono una particolarità che delinea ciò che vogliamo specificare in modo puntuale.

Manualistica

La manualistica offre sull’argomento un’ampia gamma di esempi, soluzioni e stimoli, non sempre concordanti. Cerchiamo di vedere i più chiari, che possano dare uno spunto toccabile con mano e senza fraintendimenti.

Massai

Prendiamo spunto da un valido manuale di narrativa di Massai:

"Scrivere - Manuale di tecnica narrativa", Marco P. Massai
“Scrivere – Manuale di tecnica narrativa”, Marco P. Massai

«La maggior parte degli aggettivi riporta aspetti o sfaccettature già contenute nei verbi e nei sostantivi che utilizziamo: “Uno stridio fastidioso accompagnò la lenta apertura della porta. Diedi una losca sbirciata attraverso la sottile fessura, poi scivolai dentro, nel buio pesto della grande stanza”. Orribile. Lo stridio contiene già in sé il concetto di fastidioso. La porta è lenta in tutti i racconti. La sbirciata è per forza losca, altrimenti che sbirciata è? Idem per la fessura sottile e per il buio pesto. La stanza grande, poi, è un doppio errore (se è buio pesto come fai a vedere che è grande?). “Uno stridio accompagnò l’apertura della porta. Diedi una sbirciata attraverso la fessura poi scivolai dentro, nel buio della stanza”»
(Marco P. Massai, “Scrivere – Manuale di tecnica narrativa”)

Wood

Cerchiamo di sviscerare il tema anche prendendo spunto da uno dei testi di riferimento assoluti sulle descrizioni.

"Description", Monica Wood
“Description”, Monica Wood

ENG: «Good description takes many forms and does not depend solely on adjectives and adverbs for impact. A statement as simple as “the man wept” may be all the description you need for a particular scene. What makes one story more finished—more “real” and alive—than another is not a matter of adjectives per sentence; it is the accuracy and relevance of whatever description you do use.»
ITA: «Una buona descrizione assume molte forme e non dipende esclusivamente dagli aggettivi e dagli avverbi per avere un impatto. Un’affermazione semplice come “l’uomo pianse” potrebbe essere la descrizione di cui si ha bisogno per una scena particolare. Ciò che rende una storia più completa – più “reale” e viva – di un’altra non è una questione del numero di aggettivi per frase; è l’accuratezza e la pertinenza di qualsiasi descrizione si usi.»
(Monica Wood, “Description”)

In conclusione

Difatti scrivere “Era una ragazza bellissima” evoca nella mente di chi legge una definizione che può volere dire tantissime cose e che, per essere visualizzata, viene collegata alla categoria ‘persone belle che conosciamo’. Tuttavia questo tipo di persone a cui colleghiamo la descrizione potrebbero avere niente a che vedere con il personaggio che l’autore vuole descrivere: il lettore si immagina una stangona svedese di un biondo accecante e magari l’autore se la immaginava bassa e proporzionata, coi capelli ramati.

Il consiglio è quindi di utilizzare pochi aggettivi che descrivano in modo concreto quello che l’autore si immagina e supportare la narrazione anche attraverso tecniche come iperboli, similitudini o metafore mirate a focalizzare l’attenzione di chi legge su ciò che vogliamo si percepisca davvero. Scegliete con cura le parole che volete usare, evitate una sovrabbondanza inutile e il gusto finale della torta sarà proprio ciò a cui puntavate.

Esercizio

Abbiamo detto che gli aggettivi non sono il male, rendono infatti il testo più colorato, ma potrebbero essere ridondanti o rendere il testo troppo pesante a una lettura scorrevole nel caso in cui si calcasse la mano senza considerazione.

Vediamo quindi come poterci focalizzare su altri aspetti del testo:
Descrivete un personaggio in un testo di almeno 70 parole, usando massimo 3 aggettivi.

Utilizziamo come esempio un brano di Calvino:

“Un’alzata di vento venne su dal mare e un ramo rotto in cima a un fico mandò un gemito. Il mantello di mio zio ondeggiò, e il vento lo gonfiava, lo tendeva come una vela e si sarebbe detto che gli attraversasse il corpo, anzi, che questo corpo non ci fosse affatto, e il mantello fosse vuoto come quello d’un fantasma. Poi, guardando meglio, vedemmo che aderiva come a un’asta di bandiera, e quest’asta era la spalla, il braccio, il fianco, la gamba, tutto quello che di lui poggiava sulla gruccia: e il resto non c’era.”
(I. Calvino, Il visconte dimezzato)

Quanti e quali aggettivi ci sono?
Provate anche voi a mettervi in gioco focalizzandovi su aspetti inusuali, cercando tecniche di descrizione non comuni.
Buon lavoro!

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