Il punto di vista, la visione della storia dalla parte del narratore.

POV: punto di vista narrativo parte 3

Nella prime due parti abbiamo visto come il punto di vista narrativo sia uno degli aspetti focali su cui uno scrittore si deve concentrare. Abbiamo approfondito quali siano le figure chiave e come esse partecipano alla creazione narrativa. Ci siamo dedicati alla teoria del POV.

Il punto di vista, la visione della storia dalla parte del narratore.
Il punto di vista, la visione della storia dalla parte del narratore.

Tipi di Punto di Vista

Andiamo oltre la figura cardine del Narratore, essenziale per capire come gestire il punto di vista. Il narratore può essere caratterizzato da vari aspetti: può essere interno alla storia o esterno, onnisciente o con una conoscenza relativa, distaccato o coinvolto. Di seguito andremo ad analizzare i principali tipi di narratore mostrandoli attraverso degli esempi esplicativi.

Possiamo dividere il POV in tre tipologie principali:

  • Prima persona;
  • Seconda persona;
  • Terza persona.

Analizziamo in ordine queste tipologie di POV, facendo attenzione ai pro e ai contro.

La prima persona

«Sto prendendo peso. Non sto diventando più grassa, solo più pesante. Questo non cambia il mio aspetto: tecnicamente sono la stessa. I miei vestiti mi vanno ancora bene, alla faccia di chi ti dice che il grasso occupa più spazio dei muscoli. La pesantezza che sento è l’energia che brucio nella mia vita: per strada, sulle scale, nel corso della giornata. È la pressione sui miei piedi. È la densità delle mie cellule, come se avessi bevuto metallo pesante.»
[da “Weight” di Margareth Atwood]

Margaret Atwood
Margaret Atwood
Pro:
  • Usare la prima persona è il metodo più naturale di narrare: ognuno di noi la usa per raccontare qualcosa che gli è successo.
  • Il personaggio-pov filtra la storia con i suoi pensieri e le sue opinioni, il che permette al lettore di immedesimarsi maggiormente e di capire meglio certi comportamenti e sfumature psicologiche. Tecnicamente, si parla di distanza emotiva breve e di penetrazione psicologica assoluta.
  • La storia, raccontando delle esperienze vissute in prima persona, risulta più credibile.
  • Il narratore in prima persona può commentare gli eventi narrati e, a differenza del narratore onnisciente, non sembra mai invadente.
Hardcore, film del 2015 girato interamente in prima persona.
Hardcore, film del 2015 girato interamente in prima persona.
Contro:
    • I pensieri del personaggio-pov permeano tutta la storia, quindi devono essere il più possibile coerenti e verosimili. Se il personaggio-pov è psicologicamente piatto e costruito male, l’intera narrazione attraverso la prima persona sembrerà poco verosimile e al limite del ridicolo. L’unica eccezione è rappresentata dai romanzi di viaggio (es. “I Viaggi di Gulliver”): in questi casi, un personaggio tridimensionale toglierebbe troppo spazio all’ambientazione e, paradossalmente, renderebbe più difficile l’immedesimazione.
    • Il continuo flusso di pensieri può rallentare il ritmo e confondere il lettore. In particolar modo, gli sbalzi temporali provocati dai ricordi posso dare fastidio.
    • Ci vuole molto allenamento per riuscire a gestire bene i pensieri del personaggio-pov.
    • Lo scrittore deve limitarsi all’intelligenza e al lessico del personaggio-pov, in quanto è quest’ultimo a narrare. Proprio per questo, non tutti i personaggi sono adatti alla prima persona. Ad esempio, una bambina di undici anni che non sia un genio precoce non è di certo adatta.
    • Il lettore ascolta la storia dalla voce del personaggio-pov e non tutti i personaggi sono adatti a questo compito. Certi personaggi potrebbero risultare antipatici, altri troppo strani da essere capiti, altri ancora ossessivi e contorti (specie nel caso dei nevrotici e degli psicotici). In questi casi è molto meglio usare la terza persona.

  • La telecamera è dentro la testa del personaggio e inquadra in primis i suoi pensieri, per cui bisogna stare attenti al modo con cui si descrivono gli eventi narrati, bisogna ricordarsi che i pensieri del personaggio permeano ogni cosa e sono sempre e comunque presenti. Ad esempio, descrivere un omicidio in modo freddo e distaccato darà l’impressione che il personaggio narrante sia cinico e spietato. Ma questo è vero o ci si è solo dimenticati di filtrare la descrizione con le sue sensazioni? Ricordatevi sempre che la prima persona rende soggettivo ciò che è oggettivo.
  • Si può riportare solo ciò che il personaggio-pov conosce. Questo è già un limite nella narrazione autodiegetica, ma in quella eterodiegetica diventa davvero enorme. Per superare questo limite, il metodo più sicuro consiste nell’alternare più punti di vista.
  • Si può riportare solo ciò che il personaggio-pov percepisce. Ad esempio, se Mauro si sta legando le scarpe, di certo non vedrà gli uccelli in cielo.
  • L’uso della prima persona al tempo passato crea una distanza temporale tra la storia narrata e il personaggio-pov. Infatti, il personaggio narrante si trova a descrivere avvenimenti accadutegli in passato, dando così l’impressione di estraniarsi dalla vicenda. Inoltre, il narratore conosce in anticipo la conclusione della vicenda, distruggendo così la suspense e la tensione del racconto. L’ovvia soluzione consiste nel narrare in tempo reale, quindi al presente. È una soluzione meno naturale, ma è il male minore. Ad ogni modo, questo problema non si pone per la terza persona, in quanto combinarla con il tempo passato è una convenzione che non dà fastidio al lettore.

Prima persona e verità

Ma il personaggio narrante deve per forza dire la verità? No, non per forza. In questo caso si parla di prima persona inattendibile, che è una tecnica piuttosto difficile da gestire. Per prima cosa ci vuole un personaggio adatto, uno che abbia un valido motivo per mistificare la realtà. Se è esplicito che il personaggio-pov sta raccontando ad altri (di solito con una cornice), bisogna trovare un motivo alle sue bugie verso gli altri. Ad esempio, un sospettato che racconta durante un interrogatorio potrebbe mentire alla polizia sull’aver commesso l’omicidio.
La questione si fa più complessa nel caso in cui manchi una cornice e quindi non sia esplicito il raccontare ad altri. In questo caso, ogni volta che il narratore mentirà lo starà facendo in primis a se stesso. Riprendendo l’esempio di prima, può darsi che il sospettato menta perché vuole auto-convincersi di non aver commesso quell’omicidio (perché lo rifiuta e non vuole accettarlo). Un altro esempio: una donna potrebbe omettere l’essere stata stuprata perché ha rimosso quel trauma spostandolo a un livello subconsci, oppure perché rifiuta il trauma e vorrebbe “dimenticare”.
Altri casi comuni sono l’amnesia e la pazzia. Nel primo caso, il personaggio-pov non ricorda ciò che gli è successo, e quindi potrebbe ricostruirlo in modo errato. Nel secondo caso, il personaggio-pov mistifica la realtà perché la percepisce in modo diverso. Un esempio di quest’ultimo caso è “Il Cuore Rivelatore” di E.A. Poe, in cui la pazzia del narratore lascia il lettore impossibilitato a distinguere tra i deliri del protagonista e la realtà.

Prima persona inattendibile

Sicuramente la tecnica della prima persona inattendibile è molto intrigante e può dar vita a romanzi davvero eccellenti, pieni di mistero e colpi di scena. Il lettore rimane nell’incertezza e quindi, per scoprire la verità, continua a leggere divorando il romanzo. Però ci vuole molta abilità nel gestire questa tecnica, il cui uso scorretto o eccessivo potrebbe spazientire il lettore incapace di capire la realtà dei fatti. Proprio per questo bisogna far comprendere l’inaffidabilità del narratore. Il modo più semplice consiste nel farlo cogliere in fallo, oppure nel far capire fin da subito il suo problema (nel caso della pazzia o dell’amnesia). Un modo più difficile da attuare, invece, consiste nel rendere dubbioso il lettore disseminando indizi contrastanti rispetto alle affermazioni del narratore. Ciò che è certo, però, è che il lettore deve poter arrivare alla verità. Questo lo si può fare implicitamente, lasciando intuire la verità con una serie di grandi e piccoli indizi, oppure lo si può fare platealmente. Il primo caso è sicuramente più efficace e intrigante, ma anche più difficile da gestire. Il secondo caso, invece, può essere sviluppando usando un punto di vista multiplo, e quindi usando più di un personaggio-pov. In tal modo, al narratore inattendibile si contrappone almeno un personaggio attendibile.
Un’altra opzione interessante prevede l’utilizzo di molti personaggi, tutti inattendibili. Ognuno darà la sua versione dei fatti e spetterà al lettore decidere a chi credere.

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Questa serie di articoli è stata scritta in collaborazione con Michele A.F. Greco