La base della buona scrittura: la punteggiatura

Non ci si può addentrare nella scrittura creativa senza partire da uno dei punti cardine che definiscono la base della buona scrittura: la punteggiatura e tutto ciò che ne concerne.
   La punteggiatura è fondamentale nell’uso della parola scritta; è l’insieme di tutti quei simboli grafici detti anche segni d’interpunzione che servono per rendere espressivo il testo. Il loro corretto utilizzo ci permette di riprodurre in uno scritto gli elementi verbali caratteristici della comunicazione orale.
   L’ampia gamma di espressioni derivanti da suo utilizzo corretto sono molteplici, ma gli elementi comunicativi a cui possiamo fare riferimento e che la caratterizzano sono la pausa, l’espressività e la sintassi.

«Io per me, sapendo che la chiarezza è il primo debito dello scrittore, non ho mai lodata l’avarizia de’ segni, e vedo che spesse volte una sola virgola ben messa, dà luce a tutt’un periodo. Oltre che il tedio e la stanchezza del povero lettore che si sfiata a ogni pagina, quando anche non penasse a capire, nuoce ai più begli effetti di qualunque scrittura.»
(Giacomo Leopardi, Lettera a Pietro Giordano, 1820)

I segni di interpunzione

In italiano i principali segni di punteggiatura per esprimere questi elementi comunicativi sono:

  • la virgola ( , )
  • il punto ( . )
  • il punto e virgola ( ; )
  • i due punti ( : )
  • il punto esclamativo ( ! )
  • il punto interrogativo ( ? )
  • i puntini di sospensione ( … )
  • gli apici (‘ ‘)
  • le virgolette (” “)
  • le virgolette basse o caporali (« »)
  • la barra ( / )
  • le parentesi ( ) [ ] { }
  • le lineette ( – )

vari segni di interpunzione

Una premessa da ribadire sull’argomento è che esistono delle regole generali che vanno rispettate. Occorre inoltre aggiungere però che l’utilizzo della punteggiatura al di fuori di queste regole base è molto soggettivo perché sono fra le norme grammaticali meno rigide.

«Mentre l’inventario dei grafemi e le regole della loro combinazione è stato abbastanza stabile nel corso dei secoli, lo stesso non si può assolutamente dire per la punteggiatura.»
(Nicoletta Maraschio, La Crusca risponde, 18 febbraio 1995)

“La Crusca risponde. Dalla carta al web (1995-2005)”, ristampa con approfondimenti.

Per questo motivo molti scrittori ed editor hanno elaborato anche una serie di principi validi per cercare di rendere uniformi le pubblicazioni e la lettura più fruibile per il lettore. Queste sono solo convenzioni da accettare come suggerimento; la cosa importante è avere in mente un progetto e uno scopo ben delineato, scegliere una linea di pensiero basata su delle tesi proprie e mantenerle per tutto il testo.
   Andiamo a vedere meglio come usare la punteggiatura partendo dai suoi elementi di maggiore rilievo.

La virgola

La virgola, nel passato chiamata anche piccola verga, è l’elemento che ci permette di riprodurre una molteplicità di comunicazione incredibile e varia, essenziale per tradurre la lingua da parlata a scritta perdendo il minor numero di espressività. Indica una pausa breve che lo rende uno dei costrutti più versatili e soggettivi. Proprio per questo però, se usata a sproposito, può causare una lettura difficile se non irritante.

«(la virgola) può infatti agire all’interno della proposizione, ma può anche travalicarne i confini e diventare elemento di organizzazione del periodo nella sua funzione di cesura fra le diverse proposizioni.»
(Marco Biffi, Risposta a un quesito, Crusca per voi, 2002)

La funzione della virgola è quella di scandire e fare da pausa negli elenchi, negli incisi, nelle apposizioni, con un vocativo o tra una frase e l’altra all’interno del periodo.

  • Negli elenchi scandisce gli elementi come nomi e aggettivi. ES: Giorgia è una persona noiosa, pedante, pretenziosa;
  • Negli incisi delimita l’inciso stesso. ES: Giorgia, anche se è antipatica, è una mia cara amica;
  • Nelle apposizioni definisce il sintagma nominale. ES: Giorgia, la mia cara amica;
  • Con un vocativo lo introduce o lo demarca se all’inizio della frase. ES: Buongiorno, Giorgia. ES: Giorgia, spero sia un buon giorno oggi;
  • All’interno del periodo viene utilizzata per indicare frasi coordinate per asindeto (senza congiunzione), separare dalla principale frasi coordinate introdotte da ma, tuttavia, anzi, però e molti tipi di subordinate (relative esplicative, temporali, concessive, ipotetiche) come quelle di spiegazione o approfondimento. ES: Giorgia è una persona antipatica, ma rimane comunque mia amica;
Classico esempio di periodo in cui la virgola scandisce con precisione e cambia il significato.

L’uso della virgola è da escludere — o comunque sconsigliato — tra il soggetto e il verbo e tra il verbo e il primo complemento oggetto. In questi due casi è di norma vietato utilizzarla in quanto taglierebbe la frase a metà. Prima degli elementi di congiunzione invece può essere messa se però ne viene fatto un utilizzo sporadico, poetico o per una scelta di stile specifica; comunque in rarissimi casi prima della “e” di congiunzione e solo quando la proposizione secondaria è strettamente legata a quella primaria. Anche qui però ci sono eccezioni.

«In realtà, queste scelte dipendono esclusivamente dalla volontà dell’autore del testo e dal mezzo che si utilizza per la comunicazione: c’è sostanziale accordo tra gli studiosi sul fatto che, ad esempio, testi destinati ad una lettura attraverso Internet debbano avere una sintassi semplice con pochi incisi e possibilmente poche subordinate. […] l’uso della virgola resta una scelta stilistica personale, un modo per dare rilievo espressivo a singoli elementi di un testo, una maniera per conferire un particolare ritmo alla narrazione, ma, soprattutto, una scelta che determina significativamente lo stile comunicativo di un autore.»
(Marina Bongi, Redazione Consulenza Linguistica, Accademia della Crusca, 18 febbraio 2005)

Il punto

Il punto fermo, detto anche stabile, finale, maggiore o per maggiore semplicità punto, indica una pausa lunga e si usa per concludere una frase di senso compiuto o un periodo. Si utilizza per un cambio di argomento o per arricchire il precedente aggiungendo informazioni. Dopo il punto, si deve usare la maiuscola. Quando l’argomento è concluso in modo netto, si va anche a capo e si inizia un nuovo paragrafo.
   È consigliabile l’uso del punto con frequenza per scandire frasi brevi che risultano tendenzialmente più leggibili. Questo senza però cadere nell’errore comune di frasi troppo sintetiche e schematiche, a meno che non si voglia ricreare una situazione ad hoc.
   Il punto viene anche utilizzato nelle sigle (C.G.I.L.), negli acronimi (AA. VV.) e nelle abbreviazioni (ecc.) o al centro di parole contratte (f.lli) per non dilungarsi troppo.

Il punto e virgola

Il punto e virgola, detto anche punto acuto o punto coma, è uno degli elementi della punteggiatura più sottovalutati degli scrittori. Questo accade perché il suo significato non viene chiarito molto bene da chi ci insegna a scrivere; ma anche perché non si spronano molto le persone al suo utilizzo. Quando scriviamo tendiamo a utilizzare segni forti come il punto o volubili come la virgola dimenticandoci delle sfumature.
   Come già detto, il punto e virgola indica una pausa più marcata della virgola e meno lunga del punto. Questo segno viene utilizzato per divide due frasi fortemente collegate tra di loro che altrimenti, se divise dal punto, risulterebbero troppo slegate. Si impiega quindi quando il concetto della frase è terminato, ma nel periodo successivo il tema generale viene ripreso quando quest’ultimo non è un concetto minore.

Spiegato così, in linea del tutto teorica, il punto e virgola è ancora un mistero. Imparare a padroneggiarlo non è semplice ma dobbiamo sempre ricordarci che esiste. Non va utilizzato troppo spesso; ma qua e là capita di poterlo utilizzare. Se leggete molto vi sarà parecchio utile tenere conto del suo utilizzo all’interno del testo e apprendere come meglio utilizzarlo quando lo incontrate.

I due punti

I due punti, detti punto doppio, addoppiato o piccolo, corrispondono ad una pausa intermedia tra la virgola e il punto fermo, corrispondente alla stesa pausa del punto e virgola. Tuttavia la loro funzione è quella di avvertire che quanto segue precisa, avvalora o chiarisce l’argomento trattato in precedenza. Possono essere infatti utilizzati per sostituire le congiunzioni causali come perché, poiché ecc. o per introdurre il discorso diretto, un elenco, una spiegazione, un esempio o una citazione.

Il punto esclamativo

Il punto esclamativo, detto anche punto affettuoso, degli affetti, patetico o ammirativo) viene utilizzato alla fine di periodi che trasmettono incredulità, entusiasmo o sorpresa o dopo le interiezioni (“eh!”, “oh!”, “boh!”, “peccato!”, “accipicchia!”). Indica una pausa lunga, simile a quella del punto fermo, e l’andamento calante nell’intonazione della frase.

Il punto interrogativo

Il punto interrogativo, detto anche punto domandativo, viene utilizzato alla fine di periodi che esprimono un’interrogazione diretta. Segnala una pausa lunga, simile a quella del punto fermo, l’andamento calante nell’intonazione della frase.

«I punti esclamativo e interrogativo possono essere usati insieme, soprattutto in testi costruiti su un registro brillante, nei fumetti o nella pubblicità.»
(Mara Marzullo, Redazione Consulenza Linguistica, Accademia della Crusca, 16 luglio 2004)

I punti di sospensione

I punti di sospensione, detti anche puntini o puntoli di sospensione, puntini di reticenza, servono appunto a sospendere una frase, lasciando intendere che c’è una parte di significato sottinteso. Segnano una pausa più lunga del punto e indicano un concetto non concluso, un’indecisione, un’esitazione. Vengono utilizzati per sintetizzare la tendenza alla ricchezza di pause della lingua parlata. I puntini esistono sia come carattere unico rappresentante i tre puntini o come singoli punti fermi, ma sempre in numero di tre e mai quattro o più come talvolta si vede. Dopo i tre puntini, occorre lasciare uno spazio bianco e poi si riprende con il nuovo testo.
   Quando sono seguiti dal punto esclamativo o interrogativo invece non hanno bisogno di spazi. ES: D’avvero…?

In questo esempio, tutto quello che dovete sapere su come NON utilizzare la punteggiatura.

I puntini di sospensione devono essere dosati con cautela perché il ridicolo è sempre in agguato. Rendono infatti pesante e indefinito un testo e sono una scorciatoia troppo facile per lo scrittore. L’utilizzo massiccio può portare la comunicazione a trasmettere un messaggio troppo vago, scene indefinite e dialoghi scialbi.

Le Lineette

Le lineette possono sembrare segni ortografici a primo acchito banali, ma si suddividono in una notevole molteplicità di tipi, cui corrispondono altrettanti significati e utilizzi:

  • Trattino – (Alt+045)
  • Segno meno −, Lineetta cifra ‒ e Lineetta enne – (Alt+0150)
  • Lineetta emme — (Alt+0151)
  • Linea di citazione ― (Alt+196)
  • Lineetta ondulata ~ (Alt+126)

PS: le scorciatoie riportate nelle parentesi sono le uniche rappresentazioni grafiche “veloci” dei caratteri ma, in alcuni casi, non rappresentano il vero grafema. In questo articolo, e più in generale nel blog, molti dei segni descritti vengono “tradotti” con lo stesso grafema per limite di piattaforma.

Trattino

È stato introdotto con i caratteri mobili di Johannes Gutenberg. Spesso viene sostituito in modo errato dal segno meno ma il suo utilizzo è importante perché serve per collegare. Deve essere utilizzato per la sillabazione (quando ad esempio si va a capo in un testo) e la composizione delle parole. ES: teorico-pratico, fuggi-fuggi, afro-americano.

Segno meno

È l’operatore matematico che rappresenta l’operazione differenza.

Lineetta cifra

Ha la stessa dimensione dei numeri e viene utilizzato con essi, ad esempio nei prefissi.

Lineetta enne

Viene utilizzata per rappresentare intervalli, ad esempio gennaio-febbraio oppure 2:00-3:00.

Lineetta emme

Corrisponde a un tratto lungo il doppio di una lineetta enne e viene molto utilizzato, soprattutto in letteratura. Serve a spezzare il discorso inserendo un cambio di concetto o un pensiero parallelo — come ad esempio questo — del tutto simile ad un concetto tra parentesi. Secondo i manuali di stile internazionale, la lineetta emme dovrebbe essere priva di spazi che la circondano; tuttavia nei testi moderni e in ambito giornalistico, la si trova spesso circondata dagli spazi, quando sostituisce l’uso delle parentesi, secondo una sequenza “SPAZIO, LINEETTA EMME, SPAZIO” o anche sostituita dalla lineetta enne.

Lineetta di citazione

Detta anche barra orizzontale viene utilizzata per introdurre una citazione. In alcune lingue viene anche utilizzata per segnalare i dialoghi.

Lineetta ondulata

Simile al grafema tilde (il tipico accento castigliano) ma più allungato, può essere utilizzato per separare delle alternative.

La punteggiatura è spesso sottovalutata, ma il suo utilizzo può ribaltare completamente il significato o la leggibilità di un testo. Impariamoli tutti e capiamo come utilizzarli al meglio.

Virgolette

Esistono tre tipi di virgolette: i caporali « » (virgolette basse o francesi), le virgolette alte doppie ” ” (doppi apici o virgolette inglesi) e alte semplici ‘ ‘ (singoli apici). Nella tastiera sono a disposizione solo le ultime due e quindi sono di più frequente utilizzo.
   Un buon testo, correttamente formattato e che si presenta bene, dovrebbe richiede l’utilizzo dei caporali come virgolette “normali” in uso quindi per delimitare il discorso diretto e le virgolette alte per le citazioni. L’altro tipo di apici, quelli alti, vengono utilizzati per le parole/frasi gergali o quando si deve inserire una citazione dentro l’altra (ES: Paola disse: «Mi piace quando vengo chiamata “tesoro” da Michele»). Questo dà un aspetto più serio conferendo formalità a prima vista all’intero testo.

Regole principali di utilizzo:
  • Quando si utilizzano le virgolette — di qualsiasi tipo esse siano — non bisogna lasciare alcun tipo di spazio tra di esse e il loro contenuto;
  • Se la punteggiatura appartiene al testo riportato tra le virgolette allora va riportato al suo interno (ES: «…?» o «…»? nel primo caso viene riportata o citata una domanda mentre nel secondo qualcuno pone una domanda utilizzando una citazione).
Altre regole:
  • È scorretto riportare un segno di punteggiatura prima della virgoletta di chiusura a meno che esso appartenga al testo virgolettato. Tuttavia, quando la frase contenuta nelle virgolette costituisce l’intero periodo e poi si va a capo, è possibile, ma non obbligatorio, inserire il punto all’interno delle virgolette (e non fuori) oppure anche tralasciarlo.
  • Quando invece un discorso diretto lungo continua su più capoversi andando a capo, o più in generale se due o più capoversi risultano virgolettati consecutivamente, è buona norma editoriale mettere il punto ed evitare la chiusura delle virgolette, aprendole nel capoverso successivo
    (ES: «Discorso diretto lungo.
    «Altro discorso diretto lungo»).
  • Nel caso di scontro tra più caporali ripetuti (ES: Il ministro ha dichiarato a «Il Sole-24 Ore»: «Questa è la mia opinione»), è necessario utilizzare gli apici per la testata (ES: Il ministro ha dichiarato a “Il Sole-24 Ore”: «Questa è la mia opinione»).

Spazio

Dopo aver approfondito i dettami della punteggiatura ci avviamo verso la conclusione del capitolo sintassi parlando degli spazi. Lo spazio nel mondo della scrittura è a tutti gli effetti un segno ortografico che rappresenta l’assenza di caratteri. È molto importante per separare parole, concetti, segni grafici ecc. Può sembrare banale l’utilizzo dello spazio, ma anch’esso è regolato da principi precisi:

NON INSERIRE ALCUNO SPAZIO
  • all’inizio dei paragrafi (poi vedremo come “formattare” un testo);
  • tra un segno di punteggiatura (. , : ; ! ?) e la parola che lo PRECEDE;
  • fra l’apertura della parentesi e la parola che segue e tra la chiusura di una parentesi e la parola che precede;
  • tra l’apertura di virgolette e la parola che segue e tra la chiusura delle virgolette e la parola che precede;
  • dopo l’apostrofo (in cui ci sono però delle eccezioni come “Un po’ di questo e po’ di quello”);
  • fra le lettere delle sigle.
INSERIRE UN SOLO SPAZIO
  • dopo OGNI segno di punteggiatura;
  • tra l’apertura di una parentesi e la parola precedente e tra la chiusura di una parentesi e la parola che segue;
  • tra l’apertura delle virgolette e la parola precedente e fra la chiusura delle virgolette e la parola che segue;
  • subito prima e subito dopo i trattini usati nelle frasi incidentali (vedere il documento “lineette” alla dicitura “Lineetta emme”);
  • fra il punto di pag. e il numero della pagina (Esempio: a pag. 3; alle pagg. 20 e 21);
  • La e commerciale (&) va preceduta e seguita da uno spazio bianco.

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