The importance of being Ernest (and being critical)

No, non è il titolo di una commedia teatrale di Oscar Wilde e nemmeno una sua rivisitazione. Già, perché con queste poche righe voglio chiarire due principi fondamentali che stanno alla base di quello che dico, faccio e scrivo: l’importanza di essere Onesto e l’importanza di essere Critico. “The importance of being Ernest (and being critical)” appunto, richiamando forse sì in modo eccessivo l’opera di Wilde.
   Ma cosa significa tradotto in soldoni, cosa vuol dire essere critici e onesti?
   Anzitutto mettiamoci bene in testa che esiste un solo giudice finale della scrittura ed è la scrittura stessa. Con questo vi starete chiedendo dove voglio arrivare. Ebbene per fare il duro mestiere dello scrittore non basta avere buone idee, cercare qualche sinonimo sul vocabolario, conoscere tre o quattro regolette di grammatica o saper mettere in piedi un dialogo. C’è ben altro dietro la scrittura, dietro l’essere uno scrittore. C’è il “non accontentarsi della prima parola, ma cominciare a studiare tutte le varie sfumature per vedere esattamente quello che volevi raccontare”, come dice Carlo Lucarelli. C’è il progetto prima della penna, il lasciar riposare l’idea, studiarla, capirne le diramazioni, i segreti, comprenderne le potenzialità come ci insegna Giulio Mozzi. “Se un libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo?” ci ammoniva Franz Kafka “Un libro dev’essere la scure per il mare gelato dentro di noi”.
   E allora cosa serve per essere uno scrittore?
   Semplice, servono solo tre componenti: Umiltà, Esercizio e Volontà. Umiltà perché nessuno, nemmeno lo scrittore più bravo che abbia mai calcato la superficie terrestre è esente da errori e saperlo porta alla curiosità, alla scoperta di sempre nuove regole, alla formulazione di regole proprie, allo studio delle materie di ciò che si scrive. In una parola alla ricerca della perfezione. Questo introduce gli altri due concetti perché non c’è ricerca se non c’è la voglia di applicarsi, la Volontà di migliorarsi e andare oltre. Dall’altra parte non ci può essere miglioramento se non ci si esercita a sufficienza: non si può scolpire una statua col solo pensiero; servono martello, scalpello, impegno e fatica.
   Ecco che si giunge quindi al vero significato di una critica esaustiva, che vada al di là del semplice bello/brutto, del frivolo mi è piaciuto/non mi è piaciuto. La critica, e l’autocritica altrettanto, sono due degli strumenti più utili per uno scrittore. Chi vuole imbarcarsi nella grande impresa della scrittura deve saperlo, accettarlo e anzi ricercare questi potenti strumenti di lavoro.
   Molti pensano che la scrittura creativa sia uguale alla semplice scrittura ma esistono una serie di regole e parametri, schemi e settori da studiare che la rendono una cosa totalmente a sé. Oltre la semplice grammatica e sintassi c’è la semantica, lo studio delle parole, del loro significato, la ricerca della parola “giusta”. Poi c’è lo studio delle trame, le tipologie, gli inizi, gli incipit e la loro essenziale importanza, gli sviluppi, i finali. C’è lo studio dei personaggi, il loro charactering, l’analisi dei dialoghi, lo studio delle metodologie di descrizione, l’indagine delle tecniche narrative, dei punti di vista, l’approfondimento sugli stili, l’approfondimento sulla credibilità degli elementi ecc. C’è un intero mondo da scoprire sulla scrittura artistica. E la critica, quella vera, considera ogni aspetto di questo sconfinato universo.
   Per questo i veri critici vengono visti (e io con loro) come i poliziotti cattivi. Devo dire molte volte fa male ricevere una critica: si è feriti nell’orgoglio, si rischia di perdere la stima di sé stessi, di non credere più in quello che si fa, si perdono di vista le proprie potenzialità. Dietro tutto questo, oltre il muro di nebbia sollevato dalla critica, c’è il vero cammino dello scrittore. Una volta superato quel gradino l’ “esponenzialità” con cui si cresce in teoria ed esperienza è limitata alla sola vastità dello spazio e del tempo. Ecco perché preferisco ricevere e fare una critica vera, dura come può sembrare dura, ma fatta con uno scopo ben preciso. Perché chi saprà svoltare dietro l’angolo delle difficoltà farà sicuramente grandi cose. Quindi non odiatemi, oppure fatelo se vi serve per stare meglio. Quando avrete finito forse, sarete pronti ad accettare il miglioramento. In fondo per me, l’importante è essere Onesto.

4 commenti su “The importance of being Ernest (and being critical)”

  1. Ciao Michael, concordo con te. Sono anni che predico le stesse cose. Mi dispiace però aver verificato che la maggior parte degli esordienti difficilmente accettano critiche.

  2. Ciao, mi piace moltissimo quello che scrivi e come lo scrivi. Volevo soltanto condividere il mio entusiasmo per un aspetto della scrittura creativa che hai descritto qui, e cioè lo studio dell’universo che c’è dietro ogni personaggio, ogni luogo, ogni atmosfera, ogni parola. Ho iniziato da pochi mesi un corso di scrittura creativa e questo mi si sta insegnando. Lo trovo straordinario!

    1. Grazie del complimento Silvia.
      In effetti quell’aspetto della scrittura artistica è FONDAMENTALE perché è una parte che appare poco dal punto di vista esteriore ad un occhio inesperto,ma è proprio ciò che rende una storia grandiosa. Perché la rende vera, e la fantasia è sempre migliore se è presa dalla realtà. 🙂

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