Postulato della scrittura #1

Le cose importanti per uno scrittore sono due: l’umiltà dovuta alla consapevolezza dell’imperfezione e la parola fine scritte mille e mille volte, una ad ogni rilettura e perfezionamento della propria opera.

Chi scrive erode lo scoglio dell’ignoranza continuando a sbatterci contro l’acqua della propria sfida.

Dovrebbe essere un insegnamento di vita basilare, da applicare ad ogni cosa.

4 commenti su “Postulato della scrittura #1”

  1. A proposito, guarda un po’ cos’ho trovato:

    [Parla Ian Fleming] «Scrivo per circa tre ore la mattina – da circa le 9:30 alle 12:30 e faccio un

  2. Letto. Beh, ha ragione. Io non ho mai detto il contrario. La prima stesura deve essere il più fluida possibile ed interessata solo ai caratteri generali della storia. Quando si mette la parola fine allora si può procedere riguardando la trama nel suo generale, concretizzando i dialoghi, giostrando le parole giuste e correggendo gli errori. Naturalmente c’è chi ha un talento e, in linea di massima, scrive abbastanza bene e in modo naturale (o piuttosto dice lui “me ne frego”) e c’è chi invece dovrebbe rileggersi l’opera 30 volte per correggere la storia che va avanti sgangherata, poco credibile, i dialoghi fiacchi, le parole usate a sproposito eccetera. Ma capirai, meglio diventare rossi subito per la vergogna di aver utilizzato il termine “terribile” 6 volte in una pagina piuttosto che diventare bianchi dopo ,quando il tuo romanzo non vende perché tutti detestano il tuo continuo ribadire termini come “terribile” troppe volte nella stessa pagina.

  3. Ma lui subito dopo racconta che alla pubblicazione del libro gli arrivano le critiche dei lettori riguardo a fatti che con una documentazione più attiva non sarebbero certo passati inosservati. Allora lui ci può anche mettere due mesi a scrivere e pubblicare un libro, ma se poi cade in errori del genere (come una marca, o la tipologia di un treno – ricorda lui), allora preferisco metterci due mesi invece a scrivere un capitolo – ma con i dovuti approfondimenti, ripensamenti, ecc… – invece che affidarmi a cuor leggero a responsabili dell’editing che mi fanno fare la figura della pirla. Preferisco il modo in cui sto andando ora: venti revisioni ad ogni capitolo e cinque a libro finito. Perché tu credevi che io non sapessi mettere le mani sui capitoli, ma la realtà è che mentre li scrivo li prendo in mano varie volte, soprattutto per la documentazione.

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