Maki’s Space*: Io Delfino, e tu?

*Piccola rubrica d'appendice che dà voce a Maki, la controparte femminile nonché correttrice di bozze del blog.

Sapete quelle cose che quando accadono ti lasciano qualcosa dentro per sempre?
  Sembra la frase d’apertura perfetta per il trailer di una nuova commedia romantica ma… no, non è di questo che voglio parlare. Oggi, vorrei parlare di una gioia che mi ha fatta emozionare in un modo molto particolare, nata da una cosa inaspettata e piena d’amore.
  Ok, lo ammetto: ho la lacrima facile. È che ci sono delle volte in cui le mie emozioni si condensano a tal punto da piovermi letteralmente fuori dagli occhi.
  È iniziato tutto sabato pomeriggio, un’oretta dopo aver finito di mangiare “all you can eat” (invito che io prendo molto seriamente) al ristorante giapponese, quando nonostante fossi decisamente piena, ho cominciato a sentire quella voglia di qualcosa di buono che porta inspiegabilmente le persone verso cose peccaminosamente goderecce. Al solo pensiero il mio cervello va in tilt e la mia vocina squillante in loop.

Tipica porcata godereccia
Tipica porcata godereccia
  «Voglio il gelato allo yogurt, voglio il gelato allo yogurt, voglio il gelato allo yogurt…»
  Il buon Vecchio Michael si sente tirare il braccio e, pur di tenermi la bocca impegnata in qualcosa di diverso dal rompergli le balle, mi segue senza fare storie.
  Camminiamo fino a una piazza dove so di poter trovare gelato allo yogurt, crepes e gaufres farcite con le peggio zozzerie caloriche in circolazione, ma appena arrivati è impossibile non notare che sta succedendo qualcosa di strano: una folla di persone è radunata ad ascoltare qualcuno che parla al megafono. Proprio nel momento in cui siamo abbastanza vicini per ascoltare, parte un fragoroso applauso seguito da fischi e schiamazzi.
  «Oggi hanno proprio tutti qualcosa per cui protestare, eh?» gli dico riferendomi alle varie manifestazioni che il giorno stesso hanno intasato la città.
  Anche lui è abbastanza perplesso. Ci avviciniamo un altro po’ per cercare di sentire quello che stanno dicendo quando la mia attenzione viene chiamata a gran voce da una signora che a pochi metri da me sta distribuendo spillette a tutti quanti.
  Spalanco gli occhi. «Devono essere miiie!» penso. Sì, come Michael ho la mania per le spille.
Un’altra volta, mi accozzo al braccio del mio malcapitato compagno.
Le nostre borse strabordano spille da tutti i pori
Le nostre borse strabordano spille da tutti i pori
  «Stanno regalando delle spille! Facciamo finta di essere con loro per farcele dare, scappiamo e quando torniamo a casa ci dipingo sopra quello che vogliamo!»
  Lui guarda i miei occhioni da gattino di Shrek e sorride; ormai mi conosce abbastanza da sapere che le piccole scemenze sono ciò che riempie al meglio le mie giornate.
  Ci aggreghiamo alla folla a passo di pinguino (ottimo per passare inosservati), mentre un’altra persona arriva a distribuire fogli con la gigantografia di un foto-ritratto che appiccica sul petto di alcune persone evidentemente esaltate dalla cosa.
  Panico.
  «Lo sapevo» penso «sono dei fanatici e non riusciremo mai a scappare, siamo perduti, devo fare qualcosa… sì! Adesso mi avvicino molto lentamente a Michael e gli dico: “al mio tre scappiamo”.»
  Mentre tengo d’occhio l’arma con cui si avvicina minacciosa (un nastro adesivo di carta), la signora delle spille si fa più vicina… «Se ce le dà prima che l’altra arrivi siamo salvi», penso ‘stavolta.
  Con le mani che mi prudono attendo con ansia il momento in cui sfodererò al meglio il mio sorriso da Decathlon alla signora che mi porgerà gentilmente il tesoro a cui ambisco, già pronta a urlare “TREEE!!!”.
  Arriva, metto in atto il mio piano diabolico riuscendo ad avere ben due spillette, e ne porgo soddisfatta una al mio Vecchio guardando quella rimasta sulla mia mano: è nera, con un delfino arancione nel centro e una scritta che dice: “La marcia dei Delfini”.
  «La marcia dei Delfini?»
  «Vai a guardare su Google cos’è.» risponde lui.
  So che dobbiamo andarcene e perdendo tempo potremmo esporci a un grave pericolo, ma non so resistere ai suoi occhi. Lo amo, per lui posso anche rischiare di diventare il manifesto vivente di una banda di estremisti delfinatici.
  Avvio la ricerca sul cellulare, e ciò che trovo come primo risultato mi fa brillare gli occhi. È un sito dedicato alle mamme con un avviso sulla manifestazione che dice:

“Sono aperte le iscrizioni alla “MARCIA DEI DELFINI” organizzata dalla Nuova Libreria Il Delfino, che si terrà SABATO 24 NOVEMBRE 2012, ORE 16 (partenza da Piazza Vittoria 11), giorno in cui la storica libreria di Guido Affini e Andrea Grisi traslocherà in Piazza Cavgneria 10.
Per l’occasione, amici e clienti della libreria sono invitati a partecipare alla marcia, una catena di lettori in cui i partecipanti si passeranno di mano in mano gli ultimi volumi rimasti.”

La locandina dell'evento
La locandina dell’evento
  «È una cosa bellissima ‘Mo!» gli dico (più che altro, squillo) «Guarda!»
  Gli avvicino il telefono e sorride sorpreso, mi guarda e sa già cosa sto per chiedergli. Sono decisamente convinta di voler far parte di questa cosa (poi qualcuno si chiede ancora come mai l’animo delle donne è paragonato alla luna…).
  E così, eccoci pochi minuti dopo, in fila indiana insieme a chissà quante persone, camminare come delle allegre formichine per poco meno di 300 metri, in modo da creare una catena umana tra una libreria e l’altra.
Gli organizzatori sono felici e corrono da una parte all’altra dando indicazioni a noi povere formichine dilettanti, ed è una strana sensazione quella che mi sta riempiendo. Sono felice, sono ammaliata e sento di fare parte di qualcosa di unico, qualcosa che trovo anche terribilmente romantico. Chissà poi perché.
  La luce del sole è ormai quasi del tutto andata, quando finalmente tutte le persone riescono a distribuirsi per tutta la lunghezza della strada. La gente che passa è incuriosita dalla cosa e alcuni si avvicinano timidi per chiedere cosa stia succedendo.
  «Stiamo passando gli ultimi volumi dalla vecchia alla nuova libreria, un gesto simbolico.»
  C’è chi rimane affascinato, chi perplesso, e chi si allontana con lo sguardo di qualcuno che si aspettava qualcosa di più esaltante, come per esempio una danza della pioggia che facesse cadere patatine dal cielo (e a proposito di cielo… Cielo, ma perché sto ancora pensando al cibo? Argh!).
  Scatto qualche foto per commemorare l’evento, nonostante sia pieno di telecamere e fotografi: voglio la mia porzione di ricordo, quello da poter cercare tra le mie cose, è una cosa che faccio sempre.
  Alla mia sinistra c’è Michael che mi sorride, alla mia destra un bambino sugli otto anni non molto convinto di volermi dare confidenza, (non gli do tutti i torti povero piccino, ho dei capelli che nemmeno la Maga Magò), mentre corre voce in gran fermento: «Arrivano! Arrivano!».
  Arrivano.
  Sì, le lacrime.
  Vedo il primo volume avvicinarsi di mano in mano, mando giù il nodo alla gola e cerco di contenere l’acquazzone imminente guardando in cielo le lucine di Natale appese da un edificio all’altro.
  Prendo in mano il primo libro che sta viaggiando attraverso la catena umana e ne guardo il titolo. Non ne conosco l’autore. Mi giro verso il bambino e molto lentamente gli avvicino il libro perché possa prenderlo. Anche lui osserva bene la copertina e legge tutto quello che vi trova scritto, la cosa mi fa sorridere.
  Piano piano ecco che arrivano gli altri libri, uno alla volta passano di mano in mano mentre si aprono i primi sorrisi e ci si scambia le prime parole. È stupido forse, ma anche solo il gesto che stiamo compiendo mi rimanda al pensiero che davvero un libro non solo ti apre un mondo, ma ti rende parte di qualcosa di unico, che dona delle emozioni sorprendenti, e condividerle è ciò che le rende ancora più belle.
  Non passa molto tempo ed ecco che gli ultimi volumi arrivano insieme alle prime persone che formavano l’inizio della catena. Me ne arrivano ancora quattro o cinque, il cuore batte forte mentre accarezzo le loro copertine con le dita e li porgo al bambino che ormai sorride e mi guarda senza timore. È bello. Tutto questo è semplicemente bellissimo.
  Michael mi prende per mano e tutti insieme andiamo verso la nuova libreria. Il proprietario e i suoi collaboratori fanno un breve discorso ringraziando tutti coloro che gli sono affezionati. Sarei stata molto più felice se un bambino non indicasse la tracolla di Michael esclamando: «Guarda mamma, guarda il signore quante spille che ha!», facendomi sentire tremendamente in colpa per come quest’avventura è iniziata. Del resto, se non avessi questa piccola fissazione non avrei nemmeno fatto quest’esperienza, ci sarà tempo poi per fare ammenda.
  La libreria è uno splendore, grande e affollatissima. Chiacchiero volentieri con qualche persona mentre guardo tutti i libri alla ricerca di uno in particolare che mi era passato tra le mani e che mi aveva colpito. Purtroppo scopro che era l’ultima copia e qualcuno l’ha già arraffata. Anche Michael sta cercando un libro, uno che desidera leggere da tempo: anche quello è finito. Così lui compra un libro del suo autore preferito e io mi faccio trascinare fuori prima di piangere davanti a un cofanetto con la raccolta completa delle opere di Wilde che al momento non posso permettermi.
  Mentre chiediamo permesso per uscire, vediamo un’orda di bambini urlanti e felici che sfogliano libri sotto lo sguardo vigile delle loro mamme, in posticino dedicato con tappeti e pouf colorati. Ultima emozione prima di concludere un pomeriggio davvero insolito e carino.
  E lo so, ci sono arrivata prima perché avevo voglia di ingozzarmi, poi perché volevo sgraffignare delle spille e infine perché il mio umore è spesso labile. Ma sono felice di poter dire che non sapevo ci fosse un banchetto con Grana, grissini, cracker, salumi, uva, succhi di frutta e spumante prima di entrare.
  Il che mi rende una bella persona, dopotutto.

Il video dell’evento

Per saperne di più sulla libreria il delfino potete leggere il blog a questo indirizzo.