Le regole di scrittura

In realtà volevo finire altri vari articoli prima di scriverne uno nuovo: l’articolo su Gertrude Stein e sulla scelta delle parole, quello sulla dominante emotiva oppure quello sulla tensione melodrammatica. Purtroppo quando mi documento troppo rischio di partire per la tangente e andare a occuparmi di cose che non centrano una mazza con l’argomento iniziale. Non vi è mai capitato?
  Quindi oggi parliamo di regole.

Esistono, nel grande universo della letteratura, un’infinità di regole che si utilizzano per scrivere. Ho sentito dire in alcuni casi che non è vero. No? Anche voi siete d’accordo che non è vero? Be’, allora avete molto da imparare.

Le virgole, in certi casi, possono salvare delle vite.

  Non è forse vero che la grammatica ha delle regole che vanno rispettate?
  Non è forse vero che esistono delle regole implicite a livello semantico sul significato delle parole; per cui se dico, o scrivo in questo caso, mela mi riferisco a, cito testualmente un vocabolario, un “frutto del melo, di forma rotonda, dalla polpa dolce e biancastra e con buccia liscia di vario colore” mentre se scrivo banana mi riferisco a, cito ancora la definizione da un vocabolario, un “frutto del banano dalla forma allungata e ricurva, buccia gialla e polpa morbida e dolce”?
  E non è forse vero che esistono regole di associazione tra ciò che si scrive e pronuncia o anche delle regole di punteggiatura?
  Siete ancora convinti che non esistano regole per scrivere? E non ho parlato di regole per la scrittura artistica, sia essa narrativa o prosa letteraria. Le regole ci sono, è indubbio, ma a cosa servono? Personalmente ritengo che nessuna regola è assoluta; come dice una famosa citazione da film:

“alcune regole possono essere aggirate, altre infrante.”

La copertina dell'Ulysses di Joyce, considerato come uno dei libri più ermetico e incomprensibile. (PS: chi sa perché questa didascalia è giusta mi sta seguendo correttamente nel ragionamento)

Le regole vanno comunque conosciute per impararle, carpirne i meccanismi, le finalità; le regole servono per apprendere e per migliorarsi. Una volta acquisite andrebbero rimodellate sul proprio stile. Ogni autore dovrebbe averne uno perché ogni cosa dovrebbe essere fatta in modo tale che risulti supportata da una motivazione: se non si conosce il perché si più corretto scrivere “qual è” invece di “qual’è” non si può infrangere la regola. Molto significativo per sorreggere questa tesi è l “Ulisse” di James Joyce.

Abbiamo quindi dedotto che esistono delle regole che andrebbero perlomeno conosciute. Ogni grande autore della storia ha o aveva delle sue piccole e personali regole da utilizzare. Ci sono quelle assodate come oggettivamente utili, ci sono quelle valide solo per alcuni, solo poche sono universali.

Alcune, come le sei regole di George Orwell, sono essenziali e semplici. Eccole:

1) Non usare mai metafore, similitudini o altre figure retoriche che sei abituato a vedere sulla stampa (ndr. Non sono d’accordo, anzi, tutto il contrario);
2) non usare mai una parola più lunga se ce n’è una più corta;
3) se puoi tagliare una parola tagliala sempre;
4) non usare mai la forma passiva quando puoi usare quella attiva;
5) non usare mai una parola straniera, un termine scientifico o un’espressione gergale quando c’è un equivalente nella lingua quotidiana;
6) rompi immediatamente queste regole prima di scrivere qualcosa di tremendo.

Già di loro queste sei regole ci insegnano qualcosa parlando di meta-regole: “rompi immediatamente queste regole prima di scrivere qualcosa di tremendo” ci dice Orwell. Tremendamente saggio.

Altre regole, come quelle che ho già pubblicato estratte da “La bustina di Minerva” di Umberto Eco che potete trovare su http://salottovirtuale.altervista.org/ (Scaricabili Qui), sono molto articolate e precise. Sullo stesso sito potete trovare anche “Le 10 regole di Elmore Leonard” (Scaricabili Qui), “Le 18 regole di Mark Twain” (Scaricabili Qui)e “Le 13 regole di Chuck Palahniuk” (Scaricabili Qui).

Tutte però ci possono insegnare qualcosa.

Ma se non sono generali, se non valgono per tutti, come possono esserci utili?

Giusta domanda e per una giusta domanda serve un altrettanto giusta risposta. Ogni grande scrittore dev’essere in grado di recepire le regole esistenti, documentarsi sugli studi degli altri. A volte imparare ad essere scrittore è dato anche dal fatto di imparare ad essere in simbiosi con gli altri scrittori. Trovarsi d’accordo con anche solo una delle regolette citata da un altro scrittore ci rassicura. Quindi, come a scuola, impariamo a fare gli alunni diligenti e cerchiamo degli spunti di miglioramento tra ciò che gli altri hanno da insegnarci.

Impariamo a conoscere le regole per abbatterle

2 commenti su “Le regole di scrittura”

  1. Bravo Michael, ottimo articolo. Io mi occupo di organizzazione di eventi culturali e letterari, fra questi seminari di narrativa e incontri di lettura consapevole, e predico da anni ciò che tu dici così bene nel tuo articolo.
    Purtroppo, mi scontro continuamente con persone, che solo perchè hanno autopubblicato la prima cosa scritta nella loro vita – magari pure male – si definiscono SCRITTORI (facebook ne è pieno).
    Questa moltitudine di sedicenti scrittori ritiene che scrivere sia un talento naturale, privo di regole, che non necessita strumenti, che non può essere “educato”. Certo, il talento ci vuole, ma da solo non basta come tu ben spieghi nel tuo articolo: prima conoscere le regole, poi infrangerle, questo è il vero talento.
    Quindi, grazie Michael, grazie per ciò che hai scritto. Vorrei che lo leggessero tutti quelli che su facebook si definiscono scrittori e poi non sanno cosa sia una trama, lavorare a scene (drammatiche, descrittive), caratterizzare i personaggi, costruire un dialogo, utilizzare la punteggiatura, trovare il motore occulto della propria opera… potrei continuare all’infinito. Aggiungo solo questa ultima chicca. Ho appurato che molti di questi sedicenti scrittori facebookiani, fra l’altro, NON LEGGONO, non conoscono i classici, nemmeno i contemporanei se è per questo.
    Ma, santo il cielo, come si fa a scrivere senza un bagaglio di letteratura alle spalle? Come se un cuoco cucinasse senza conoscere il sapore degli ingredienti che mette nei suoi piatti.

  2. Troppo gentile Eleonora. Comunque è vero, hai ragione: molti si ritengono al di fuori delle regole, e non solo in ambito letterario. Anche nella vita si comportano come se fossero “nati già imparati”. Il mio scopo è proprio questo: riuscire a portare un messaggio di cambiamento a tutti quelli che VERAMENTE vogliono cambiare.
    Quindi ti ringrazio per il tuo apprezzamento. Non sai quanto sia gradito. Sto lavorando a molti articoli che introducano chi ha sete di sapere ad una conoscenza più approfondita dei temi legati alla scrittura creativa e ho anche un piccolo gruppo di scrittori “Salotto Letterario Virtuale” nato per organizzare la stesura di opere scritte a più mani. Nel mio piccolo cerco di fare quello che posso; e sogno di potercela fare.

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