Un’analisi tecnica strutturata dal punto di vista della trama può rivelare molti particolari interessanti come ad esempio uno studio di trame lineari e/o circolari e l’utilizzo della regola del 3. La sfaccettatura stilistica invece rivela un’attenzione orientata alla psicologia dei personaggi e all’esposizione scenica.
Spostando però la visuale sull’attenzione alle parole utilizzate in alcuni passaggi il testo fa cagare a spruzzo. E lo dico criticando me stesso senza alcuna remora perché criticarmi porta sempre ad imparare.
Perché, vi chiederete, fa così cagare a spruzzo?
La motivazione principale è che, come spiega Alexia Bianchini: “Sussiste nella maggior parte dei manoscritti un’abbondanza di avverbi.
Alexia spiega anche definizione e uso degli avverbi:
“Ma veniamo alla loro definizione.
Tradizionalmente l’avverbio era il modificatore del verbo. Viene oggi usato per modificare o sottolineare il significato di aggettivi, avverbi o addirittura frasi intere.
È in grado di attuare una modifica in base a diversi aspetti:
- Quantità: tanto,troppo, poco, assai, miseramente, scarsamente, esiguo, ecc
- Luogo: sopra, davanti, dietro, giù, innanzi, ecc
- Modalità evento: piano, forte, lentamente, velocemente, tranquillamente, ecc
- Tempo: dopo, poi, immediatamente, ieri, ora, adesso, ecc
- Valutazione su un dato fatto: davvero, forse, probabilmente, veramente, certamente, ecc”
Trovate l’interessantissimo articolo che sfrutto — avevo in programma di stendere un documento simile ma visto che c’è già perché non sfruttarlo — al seguente link: http://blog.ciessedizioni.it/?p=1322 dove Alexia presenta molto bene, con relativi esempi, errori tipici degli scrittori esordienti.